Il mattino della vita è il tempo della spensieratezza, dei sogni, dei desideri, delle speranze, degli entusiasmi, dei progetti, delle opportunità che si colgono o che si rimandano al domani perché il tempo che si ha innanzi sembra infinito. E al domani si rimandano le soluzioni dei dubbi che di tanto in tanto sorgono e disturbano. Man mano che passano le ore ci si rende conto che è sempre più difficile realizzare i sogni, che molti sono destinati a restare inappagati e che ciò che si rinvia al domani ha sempre meno possibilità d'esser realizzato, in tutto o in parte, o che ciò che si è realizzato poteva meglio esser fatto; ci si ribella impotenti al doloroso e inaccettabile scorrere del tempo che ci priva ogni giorno di più di energie, speranze, desideri e di domani.
È anche il tempo in cui i dubbi tormentano reclamando risposte che è impossibile fornire. Ahimè, troppo presto arriva la sera, i sogni e i desideri d'un tempo appaiono avvolti da una nebbia, i ricordi cominciano a svanire e non si è nemmeno più sicuri che ci sia stato un tempo in cui le passioni agitavano l'animo. Si è quasi grati al destino che ti sta liberando dai dubbi, sui quali è inutile continuare ad arrovellarsi, e privando dei ricordi del tempo trascorso in letizia con gli amici e in cui si è provata l'emozione dell'innamoramento; si sono vissute le gioie e i tormenti dell'amore; e si spera che l'animo finalmente quietato aspetti serenamente che la notte dissolva ogni cosa.
Purtroppo però, sin quando la ragione non ci abbandona, i dubbi continuano a tormentare, ci si ribella, sempre con minor successo, al destino che ci rende sempre più deboli e impotenti e la nostalgia e la malinconia diventano le compagne dolci e amare che mai più ci abbandoneranno.
Questo è il senso o avrebbe dovuto esserlo dei primi due capitoletti di questo libretto. Il terzo, soprattutto attraverso l'uso di espressioni figurate di cui la lingua siciliana è particolarmente ricca, è solo un modo per dire di attori e comparse che si alternano sul palcoscenico della vita, sempre diversi e sempre uguali, fortunati e disgraziati, buoni e cattivi, stupidi e scaltri, ma che sono tutti chiamati a recitare la stessa scena finale.
Giovanni Dugo